Gino Vignola. La perfezione di una vita interamente dedicata

(foto tratta da “Giorgio Vignola un maestro”, Agostino Vigolungo, Editrice La Scuola, Brescia, 1965).

 

Gino Vignola. La perfezione di una vita interamente dedicata
Articolo tratto da Gazzetta d’Alba, anno LXXXI, numero 50, martedì 18 dicembre 1962

di Carlo Bertoldi

 

Cesare Pavese ha ambientato a Monticello uno dei suoi racconti penosi e bloccati, senza cielo e senza scopo. Ricordiamo di averlo accennato un giorno al prof. Vignola, pochi mesi dopo la sua rielezione a sindaco. «Lo so – ci aveva risposto – ma il mio paese è un’altra cosa!». E aveva concluso scherzosamente: «Vedremo semmai di farlo diventare famoso per motivi diversi e su un piano superiore». La collina di Monticello, spruzzata dalla prima neve e triste sotto le basse nubi, è stata veramente, giovedì 13 dicembre, al centro della Diocesi. Da anni, la scomparsa di una persona nota non aveva suscitato un cordoglio così vivo ed una partecipazione così straordinaria: centinaia di macchine, migliaia di persone, fasci di lettere e di telegrammi. Era una cosa impressionante.

Nessuno, neppure gli amici, pensavano che Gino fosse così conosciuto, che i riflessi della sua anima fossero giunti tanto lontano. Il motivo è tutto qui: bastava averlo incontrato una sola volta, per sentirsene affascinati, per non poterlo dimenticare più. È terribilmente difficile parlare di lui. Ma solo perché le parole, colonne di parole, possono essere insufficienti, lasciare in ombra tanti aspetti della sua personalità, non metterla intieramente a fuoco. Non riusciremo mai a renderlo qual era. A descrivere il suo cuore straripante, la sua attività, la sua intelligenza, la sua semplicità, il suo amor di Dio, la sua calda simpatia umana.

Certo, resterà una delle figure più splendide e complete espresse dai movimenti cattolici albesi. Si affiancano subito a lui nella memoria i nomi di Sandro Toppino, di Alberto Abrate. Questi nostri giovani che hanno percorso, nel breve ciclo della loro vita, tutti i gradi della dedizione integrale e che hanno brillato in piena e viva luce, soprattutto quando sono scomparsi.

C’era un insegnante come Vignola e soprattutto c’era un Sindaco come Vignola, perchè c’era un cristiano ed un apostolo senza debolezze e senza compromessi. In trentanove anni di vita non si poteva fare di più.

Una vita piena

Nelle sue vicende esteriori, la breve esistenza di Gino Vignola ha di straordinario particolarmente la perfezione raggiunta in ogni settore della sua attività. Ne daremo una documentazione riassuntiva, per brevi cenni. Nato nel 1923 a Monticello, conseguì il diploma presso l’Istituto Magistrale di Alba nel 1941, con la media dell’otto-nove. Iniziò, sempre nel suo paese natio, nel medesimo anno, la carriera d’insegnante elementare. Da allora fu tutto un susseguirsi di successi lusinghieri, dovuti alla sua intelligenza ed alla sua applicazione. Stralciamo dal lungo elenco: la laurea in lettere al Magistero di Torino, nel 1949, con 110 punti su 110 e lode; diploma di specializzazione didattica per l’emigrazione e la colonizzazione; diploma della «Fondazione Nazionale Premi al Merito Educativo» nel 1957: trenta maestri scelti in tutta Italia per meriti speciali. Di particolare interesse la motivazione, che vogliamo riportare: «Di umili origini, figlio di piccoli proprietari, conosce i bisogni degli umili. Conduce mirabilmente il Centro di lettura e d’informazione, facendo gustare ai lavoratori della terra i tesori della nostra letteratura e della nostra tradizione; organizza corsi di qualificazione agricola». Nel 1961 aveva sostenuto il concorso magistrale per merito distinto ed era stato il primo su centocinquanta concorrenti. Fu dirigente del Centro di lettura a Monticello dal 1951 al 1961. Quest’anno aveva iniziato a far scuola nell’Avviamento «Macrino» di Alba. Infine, stava per conseguire (mancava solo l’esame di cultura generale) la laurea in Pedagogia. In concomitanza con tutto questo lavoro, Gino Vignola svolse un’attività politica e sociale di prim’ordine. Anche qui dobbiamo riassumere. Consigliere comunale nel 1952, fu eletto Sindaco di Monticello una prima volta nel 1956. Dedicò i quattro anni del suo primo mandato a risollevare le sorti del paese; fu paladino dell’unione contro ogni campanilismo e dell’istruzione professionale dei contadini, con corsi di agricoltura e di cultura. Realizzò l’acquedotto, l’asfaltatura delle strade, il telefono nelle borgate, ecc. Rieletto nel 1960, diresse i suoi sforzi principali all’industrializzazione della zona, per integrare l’agricoltura, alla luce dei princìpi dell’Enciclica “Mater et Magistra”: da allora sono sorte tre piccole industrie ed altre due sono in via di realizzazione. Accanto a questo, la Cassa Rurale, ponti, strade, edifici pubblici… L’elenco sarebbe troppo lungo. Ma Gino trovava ancora il tempo per un altro lavoro, dove riversava tutto il suo inesauribile entusiasmo e la parte migliore di se stesso: il campo dell’apostolato nelle file dell’Azione Cattolica. Per quindici anni fu Presidente dell’Associazione Giovanile di Monticello, poi Consigliere e Propagandista del Centro Diocesano (quante riunioni, quante conferenze, quanta operosità). In seguito, dedicò particolari cure all’Associazione Maestri Cattolici; Presidente diocesano del Movimento Maestri dell’A.C.I., gli venne conferita la carica di Delegato Regionale e di Consigliere Nazionale della medesima Associazione. Abbiamo lasciata per ultima questa attività, per far notare come essa sia stata la sorgente, il principio informatore e la spiegazione di tutte le altre. C’era un insegnante come Vignola e soprattutto c’era un Sindaco come Vignola, perchè c’era un cristiano ed un apostolo senza debolezze e senza compromessi. In trentanove anni di vita non si poteva fare di più.

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Testimonianze

Ma dobbiamo anche aggiungere: non si poteva fare meglio. Abbiamo voluto raccogliere impressioni e sentimenti su di lui, da persone che l’hanno conosciuto bene e gli sono state vicino. Ne trascriviamo alcune, le più significative. L’Assessore Anziano del comune di Monticello, il signor Giuseppe Muratore, così scrive, a nome di tutto il paese: «In lui, il nostro comune perde il cittadino umile ed esemplare, il cristiano dignitoso e schietto, il docente metodico e scrupoloso, il consulente quotidiano e spicciolo alla portata di tutti. Perde insomma quel catalizzatore indispensabile per l’avanzare delle sorti del paese, l’animatore gentile e comprensivo. Ma Monticello perde soprattutto l’Amministratore sagace ed intelligente, buono e scrupoloso, inappuntabile e stimato, dedito solo a migliorarne le sorti e ad alleviare le difficoltà della popolazione, al cui fine non esitò a posporre gli stessi interessi personali…». Mons. Natale Bussi, Rettore del Seminario Vescovile ed Assistente della Giunta Diocesana dell’Azione Cattolica, ci ha fatto la seguente dichiarazione: «Da molti anni seguo gli studi dei migliori teologi contemporanei, come quelli del Congar, sulla laicologia, ma devo confessare che, per comprendere meglio che cosa veramente sia il laico nella Chiesa, nessun libro mi ha giovato quanto il seguire, quasi giorno per giorno, l’attività dell’umile e grande prof. Vignola. Una intensa e serena vita interiore, che sgorgava dalla continua meditazione del mistero cristiano e dalla intima e consapevole partecipazione alla Liturgia, era per lui la sorgente prima di tutta la sua inesauribile attività: sia di quella propriamente spirituale, che mira a portare gli uomini a Dio, sia di quella detta temporale, che ha per scopo la «consecratio mundi», vale a dire promuovere le realtà terrene in modo che servano all’uomo, secondo il disegno divino, nella giustizia e nell’amore. Il caro Gino ha insegnato in modo vivo a me ed a tanti amici, chi è il laico nella Chiesa. Non dimenticheremo mai più il suo insegnamento». La morte del prof. Vignola ha duramente colpito uno dei suoi più intimi, il Parroco di Monticello don Camillo Olivero, ora chiamato dai Superiori alla carica di Assistente Diocesano della Gioventù Maschile. Egli ha detto: «È una perdita incalcolabile. Il paese, cui ha dedicato con straordinario altruismo tutte le sue energie, è privato ora non solo di un amministratore infaticabile, ma in modo particolare di un cristiano completo, convinto e trascinatore, ricco di generosità, di gentilezza, di umiltà, di preghiera, pieno di un immenso desiderio di fare del bene e di servire. Ma Gino è sempre davanti a noi, con il suo sorriso e la sua luce, che ci indica la strada…».

Vorremmo ora trascrivere per intero lo stupendo discorso di Mons. Agostino Vigolungo; sarebbe un compimento esauriente. Purtroppo ci dobbiamo limitare ad alcune affermazioni: «Gino, non ti abbiamo mai detto che cosa pensavamo di te. Ma ora che sei nella luce, te lo possiamo dire… Pensavamo che tu eri un segno della presenza di Dio, un argomento di Dio… Pensavamo che tu eri l’incarnazione dell’ideale cristiano, armonia di eterno e di temporale, di attenzione a Dio e di attenzione all’uomo; un equilibrio di carattere e di virtù, di umiltà e di coraggio, di impegno e di distacco, di intraprendenza e di pazienza, di preghiera e di azione, di zelo e di tolleranza… Ma il vero segreto della tua esistenza è che tu hai capito la legge della Redenzione e l’hai accolta; e la tua vita ha aiutato tanti altri a capire la legge della salvezza… Prendiamo ognuno di noi un frammento di questo specchio. Non possiamo essere tutto lui. Siamone ognuno una parte, un piccolo riflesso… Ed allora la sua morte diventerà il prezzo di cose grandi sulla terra. Ameremo ancora la terra per servirla, se pur anche la nostra ora è vicina…». Desideriamo ancora aggiungere poche frasi. Le abbiamo sentite dalla viva voce di quanti le hanno pronunciate. Sono sincere e commosse. Anch’esse hanno una grande importanza. Un insegnante diceva: «A me pare proprio che il Signore tolga i migliori di tutti noi dalla terra, per tenerli vicino a Sè. Il mondo non è degno di averli; il mondo non era degno di avere uno come Vignola». Quando Gino era stato portato nella camera mortuaria dell’Ospedale di Alba, ci fu tutto un accorrere di persone addolorate e sgomente. Tra gli altri, un uomo del paese, di cui non conosciamo il nome, abbracciando la salma, esclamava: «Che disgrazia, che disgrazia! Cosa faremo ora senza di te? Ora siamo tutti orfani. Tu eri il padre di tutti, l’amico di tutti, il nostro fratello buono ».

 QUESTO ARTICOLO E’ APPARSO SUL N. UNO di “Roero Terra Ritrovata”
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